
Il black out di Google, il panico e (come sempre) le alternative
Coglie nel segno Eduardo Meligrana, blogger de IlFattoQuotidiano.it, nel suo post “Se si ferma Google che fine fa il mondo?“, in cui osserva come il recente black out (di soli 5 minuti il 16 Agosto scorso, mezzanotte circa in Italia) di tutti i servizi di Google e il relativo panico degli utenti (traffico internet sceso di colpo del 40%) abbiano messo in evidenza il falso senso di libertà di una rete sempre più legata mani e piedi a “pochi grandi colossi che ne scandiscono uno sviluppo verticale e mono-centrico”.
Pochi istanti di buio e di colpo persone ed aziende tornano all’età della pietra? Come siamo arrivati a tutto ciò? È sensato affidare l’interruttore generale di tutte le nostre attività digitali ad una sola azienda privata (peraltro straniera e storicamente poco avvezza a tutelare la nostra privacy)?
È snobismo o sensatezza la scelta di utilizzare provider diversi e possibilmente servizi liberi ed equi come
- DuckDuckGo per la ricerca
- OpenMailBox per le mail
- OpenStreetMap per le mappe
- MediaGoblin per l’hosting video e foto
- Jabber/XMPP per la messaggistica
- Linphone per il Voip
- ecc.
Se un blackout può aiutare a riflettere, ben vengano tanti altri 😉
L’immagine in evidenza è stata pubblicata con licenza CC-BY da Mike Licht, NotionsCapital.com
[…] Il black out di Google, il panico e (come sempre) le alternative non so se è vera la percentuale del 40% ma in ogni caso ottimo post per la segnalazione delle alternative ::: LinuxBird […]